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Una rete strutturata di scommesse illegali e gioco d’azzardo non autorizzato è stata sgominata dalla Guardia di Finanza di Napoli in un’operazione ad ampio raggio, condotta su mandato della partenopea. Al centro delle indagini, il clan dei Casalesi, nella sua articolazione Russo-Schiavone, che gestiva una fiorente attività illecita tra bar, locali pubblici e piattaforme online senza concessione ADM, per un volume complessivo di giocate stimato in oltre 9 milioni di euro negli ultimi tre anni.
Il blitz, coordinato dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli, ha portato all’esecuzione di nove misure cautelari, emesse dal GIP del Tribunale di Napoli: sei persone in carcere, due ai domiciliari, e una sottoposta al divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta. Gli indagati rispondono, a vario titolo, di associazione a delinquere, esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse e trasferimento fraudolento di valori, reati tutti aggravati dal metodo mafioso.
Le forze dell’ordine hanno individuato un sistema esteso in numerosi esercizi commerciali dell’agro aversano, dove erano installati videopoker e slot machine non connessi alla rete telematica dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM). In parallelo, venivano gestiti siti di scommesse clandestine, privi di licenza italiana, attraverso cui venivano raccolte giocate in modo sistematico.
Uno degli aspetti più rilevanti dell’indagine è l’utilizzo massiccio di 14 siti internet non autorizzati attraverso i quali, in soli tre mesi, sono state rilevate quasi 13.000 giocate illegali, secondo quanto emerso da un’intercettazione telematica passiva del traffico dati.
I gestori delle agenzie che ospitavano i terminali venivano ricompensati con una percentuale del 2% sul volume delle scommesse illecite, mentre il resto dei proventi finiva direttamente nelle casse del clan. Anche i conti di gioco degli scommettitori venivano creati e gestiti in maniera parallela, in collaborazione con agenzie talvolta formalmente autorizzate ma operanti anche nel circuito illecito.
L’indagine è stata rafforzata dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, alcuni dei quali ex esponenti di spicco del clan. Tra gli elementi sospetti rilevati dalla Guardia di Finanza c’è anche il tenore di vita eccessivo della famiglia di uno degli arrestati, in netto contrasto con i redditi dichiarati. La moglie, beneficiaria del reddito di cittadinanza, frequentava saloni di bellezza esclusivi e si è sottoposta a interventi estetici in una clinica di lusso a Roma, nei Parioli.
L’operazione conferma ancora una volta come il settore del gioco d’azzardo illegale rappresenti una delle principali fonti di finanziamento della criminalità organizzata in Campania. Il clan dei Casalesi, attraverso strategie sofisticate, terminali offline e piattaforme online non regolamentate, aveva costruito un vero e proprio impero sommerso, ora smantellato grazie all’azione congiunta della magistratura e delle forze dell’ordine.
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